Risultati della ricerca sull’autostima (2023)

Per eseguire uno studio universitario è stato scelto di effettuare una ricerca quantitativa (cioè che dia come responso una serie di numeri, come delle percentuali ad esempio) volta all’analisi del livello di autostima costruito nei primi 20 anni di vita.
Questo tema è stato scelto in quanto ritenuto rilevante per sviluppare il proprio progetto di vita: infatti l’autostima ci aiuta ad affrontare le sfide, a provare cose nuove, a scegliere la nostra strada anche contro il parere di chi ci sta attorno. L’autostima in definitiva deriva dall’accettare incondizionatamente chi siamo nonostante i nostri presunti difetti.

Il metodo selezionato per lo svolgimento del progetto è stato il questionario, realizzato tramite un form online. Le domande sono state create ex novo sulla base dell’insegnamento ricevuto. Una volta creata la bozza è stato avviato uno studio pilota coinvolgendo le persone della cerchia famigliare per testare e valutare la funzionalità del metodo, la chiarezza delle domande proposte e per accettare eventuali suggerimenti.
Una volta definito il questionario, il link per la sua compilazione è stato inviato tramite newsletter agli iscritti dell’associazione Naturalmente Trieste, assicurandone completa anonimità.
L’accesso allo stesso è stato possibile dal 27 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023.
Non è stato rilevato alcun problema durante lo svolgimento, né durante l’analisi dei risultati.
Gli strumenti usati sono risultati adeguati ed hanno permesso di acquisire una mole significativa di dati.

Campione di riferimento

Range di età richiesto: dai 20 ai 99 anni. Numero di persone che hanno partecipato: 100.

Analisi dei dati:

PRIMA PARTE
Le domande vertevano sulle prime cinque crisi della teoria stadiale di Erikson, che analizza i vari periodi della vita (concentrandosi principalmente nei primi 20 anni di vita). Risposte possibili: da 1 (No, per nulla) a 5 (Si, completamente).
In caso di mancato ricordo, è stato richiesto di selezionare la risposta di mezzo.

DOMANDA 1) Dai 0 ai 18 mesi si viene a formare la fiducia nel bambino. Da quello che ricordi, i tuoi genitori (o chi per essi) ti hanno trasmesso la sensazione di fiducia, prendendosi cura di te e facendoti sentire protetto/a in quei primi mesi di vita?
DOMANDA 2) Dai 18 mesi ai 3 anni si forma l’autonomia e, per ottenere ciò, il bambino dovrebbe essere lasciato libero di esprimersi anche se si impegna in giochi che sporcano, creano rumore, o comunque diversi dalle aspettative genitoriali.
Credi che i tuoi genitori (o chi per essi) ti abbiano permesso di farlo?
DOMANDA 3) Dai 3 ai 6 anni il gioco del bambino diventa più animato e talvolta può andare fuori controllo con conseguente intervento dei genitori. Questo fa sì che il bambino possa sentirsi a disagio in quanto non si è sentito all’altezza delle aspettative genitoriali. In quel periodo venivi lasciato libero/a di esprimerti (sempre con le dovute cautele) senza essere fortemente giudicato/a o represso/a dai tuoi genitori (o da chi per essi)?

Dalle domande 1-2-3 è emerso che il 41,66% (media) delle persone ricorda molto poco o quasi nulla dei suoi primi 6 anni di vita (amnesia infantile). Inoltre è emerso che:
– il 16% non si è sentito protetto (domanda 1);
– al 28% non è stato permesso di fare liberamente le sue esperienze (domanda 2);
– il 36% si è sentito giudicato dai genitori (o chi per essi) mentre esprimeva sé stesso (domanda 3).

DOMANDA 4) Dai 6 agli 11 anni il bambino affronta la sfida della scuola, con nuove responsabilità e compiti che aumentano di difficoltà anno dopo anno. Questo lo porta a ricevere elogi (per i buoni risultati) oppure ad incorrere nel rischio di ricevere critiche o di essere ridicolizzato (per gli scarsi/inadeguati risultati).In quegli anni ti sei sentito/a all’altezza delle richieste scolastiche?

Con la domanda 4 si è riscontrato che il 29% dei soggetti non si è sentito all’altezza delle richieste scolastiche, mentre il 20% non aveva ricordi in merito.

DOMANDA 5) Nell’adolescenza si cambia molto velocemente e l’unico modo per sostenere il cambiamento è quello di identificarsi con gli altri, smarcandosi nel contempo dal modello genitoriale. Se questo non accade, l’adolescente esce da questo periodo non sapendo bene cosa vuole fare e a chi vorrebbe assomigliare, oppure prende come sue le scelte dei genitori o di altre persone. Alle soglie dei vent’anni avevi chiaro cosa veramente volevi fare da grande, chi volevi diventare?

Alla domanda 5, che chiedeva al partecipante se alla soglia dei 20 anni era in grado di sapere cosa fare nella vita (senza fare sue le scelte dei genitori o di altre persone) ben il 56% dei partecipanti sorprendentemente ha risposto di no (crisi identità/dispersione). E’ un numero veramente alto se si pensa che si tratta di un momento di svolta della propria vita, dove si dovrebbe essere in grado scegliere la propria strada.

SECONDA PARTE
Le domande, strutturate per ricevere risposte multiple, vertevano sulle qualità maturate nei primi 20 anni di vita.
– Alla domanda 6 che chiedeva quali caratteristiche aggiuntive il partecipante avrebbe potuto acquisire in caso di genitori migliori/ideali, le risposte più scelte sono state: “fiducia in sé stessi” con il 61% dei casi, seguita a ruota da “minor senso di colpa” (49%), “maggiore sicurezza” (46%) e “maggiore intraprendenza” (44%). Si prenda nota di come queste qualità, se presenti, siano in grado di favorire una buona autostima.

Alla domanda 7 i partecipanti hanno potuto constatare molteplici qualità maturate grazie agli eventi negativi dei primi anni di vita: prima fra tutte “sensibilità” (57%), seguita da “responsabilità” (55%), “indipendenza” (48%), “onestà” (47%), “empatia” (46%) e “forza d’animo” (41%). Di conseguenza potremmo ipotizzare che l’essere umano è in grado di trovare altre modalità per sviluppare la propria autostima. La nota forse un po’ malinconica risiede nella risposta scelta da 2 persone (2%) che non sono riuscite a trovare alcuna qualità positiva sviluppata in quel periodo.

La domanda, inoltre, è stata formulata con il proposito di aiutare il partecipante a ridurre la differenza fra il sé ideale e il sé reale attraverso la presa di coscienza di qualità mai notate prima: dalle risposte ricevute nell’ultima domanda (n.11), sembra che per una piccola parte dei soggetti questo sia stato possibile.

TERZA PARTE
Le domande in questa fase sono state formulate con l’intento di stimolare il partecipante ad intravedere le possibilità che la vita ci può offrire nel momento in cui ci si rende conto del proprio valore.
– Nella domanda 8 ben il 98% dei partecipanti ha affermato che avere una buona autostima permette di vivere la vita in modo migliore.

– Nella domanda 9 i soggetti dovevano indicare gli strumenti adatti, secondo il loro metro di giudizio, per accrescere l’autostima. La risposta che ha ricevuto più voti è stata a sorpresa “meditare” (59%), seguita da “seminari di crescita personale” (56%), “viaggiare” (46%), “praticare uno sport” (44%) e “realizzazione lavorativa” (44%).

– Nella domanda 10 i soggetti sono stati invitati a valutare quanto potrebbe cambiare la loro vita se decidessero di mettere in atto le strategie necessarie per migliorare la propria autostima e il 74% ha dichiarato che il cambiamento sarebbe stato tangibile: questa è stata forse una delle domande più importanti, in quanto metteva la persona di fronte alla convenienza dell’agire per stare meglio.

QUARTA PARTE
– Infine nella domanda 11, l’unica aperta, è stato chiesto ai partecipanti di lasciare (se lo desideravano) un feedback sul questionario proposto, anche per comprendere se si è riusciti nell’intento di lasciare uno spunto positivo: il 17% ha risposto positivamente, alcuni con grande enfasi e ringraziamenti.

Scoperta interessante
La scoperta più interessante ed inaspettata proviene da alcune risposte ricevute alla domanda n.6.
Il 46% dei soggetti ha dichiarato che avere dei genitori ideali avrebbe dato loro “maggiore sicurezza” mentre per il 29% avrebbe significato avere “fiducia nella vita”: alla luce dello studio di Erikson queste risposte riportano alla crisi fiducia/sfiducia che si forma nei primi 18 mesi di vita e in base alle risposte ricevute sembra (per questi soggetti) non essere stata superata. Di conseguenza queste persone (e quasi certamente molte altre) forse vivono ancora con una sensazione di sfiducia verso il mondo, le persone o la vita e, molto spesso, senza nemmeno rendersene conto. Se questa crisi non viene superata nei primi 18 mesi di vita, alla persona verrà difficile sperare ed avere fiducia in sé stesso e nel prossimo. Ovviamente non è un situazione definitiva, ma sarebbe molto importante se queste persone ne prendessero coscienza e decidessero (con una figura di riferimento) di andare a risolvere o “sanare” la sfiducia maturata in quel periodo.

Indubbiamente per scegliere di risolvere un problema (interiore od esteriore) bisogna prima necessariamente riuscire a vederlo.

A suffragio della tesi, si inserisce uno degli studi più interessanti in merito alla sfiducia: Reimann, M., Schilke, O., & Cook, K. S. (2017) hanno affermato che la fiducia viene spiegata in una certa misura dall’ereditabilità mentre la sfiducia sembra avere altre fonti. Nel loro articolo vengono riportati i risultati di uno studio che dimostrarono che la pre-disposizione alla sfiducia si imprime nella socializzazione condivisa e quindi si forma (anche) nei primi anni di vita in mancanza di una matrice relazionale positiva (madre, padre o nonni che ci accudiscono, in parole povere).

Cercando, a questo punto della ricerca, una relazione fra mancanza di fiducia (in generale) e la mancanza di autostima mi sono imbattuta nello studio di Branden, N. (2011) che afferma :
“Se gli individui non credono in se stessi, l’universo è un luogo spaventoso”.

Conclusioni e conferme di studi pregressi
Le conclusioni elaborate sono le seguenti:
1) Una buona percentuale di persone stimolate al ricordo non sono in grado di ricordare eventi significativi della loro infanzia. Nelson, K. (2019) scrive nel suo libro che alcuni studiosi hanno ipotizzato che l’amnesia infantile si instaura nel tempo: maggiore è il tempo passato, maggior probabilità ha il bambino di dimenticare.
Anche nello studio di Reese, E. & Robertson, S.J. (2019) su 58 adolescenti seguiti dal primo anno di vita ai 16 anni, si è scoperto che i soggetti, durante l’adolescenza, hanno continuato a dimenticare i loro primi ricordi in modo continuo. Si è notato che solo nel caso in cui le madri avevano stimolato nel tempo i ricordi, i ragazzi erano in grado di rammentare eventi dell’infanzia. Questo studio suggerisce che la sollecitazione parentale svolge un ruolo importante nel ricordo infantile e supporta la teoria dell’amnesia infantile.
2) Ben il 29% dei partecipanti non si è sentito all’altezza delle richieste scolastiche, e questo dato lo si rinviene anche nel Libro Bianco del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi (2017), dove una ricerca ha evidenziato che il 28% degli alunni della scuola primaria italiana non sono per niente o poco motivati allo studio.
3) Con opportuno stimolo le persone sono in grado di prendere coscienza di alcune loro buone qualità; di conseguenza la ricerca realizzata ha confermato l’importanza del bilancio delle competenze ma anche l’essenzialità di fare buone domande.
4) Riguardo la difficoltà emersa nel sapere cosa fare nella vita alla soglia dei 20 anni, si cita Honegger Fresco, G. (2003) la quale scrive che con i figli occorre sempre “guidare senza dirigere”, ma mette anche l’accento sul fatto che molti figli non si smarcano dal modello genitoriale, finendo per adattarsi al modello di bravo bambino/figlio, che li porta poi ad identificare le scelte dei genitori come proprie.
Anche Gordon, T. (1994) pone l’accento su una delle convinzioni più radicate, e cioè che i genitori credono di dover usare la propria autorità per controllare, guidare ed educare i figli, sostenendo di essere molto più saggi. Inoltre spiega che, fino ad una certa età, i figli vedono i genitori più sapienti e più competenti e questa credenza concorre a confermare involontariamente questa convinzione anche nei genitori stessi. Con gli anni adolescenziali questo costrutto dovrebbe venir sostituito dall’affermazione dell’identità del ragazzo. Ma non sempre è così, considerate le risposte ricevute.

Una considerazione importante: il questionario, essendo stato inviato agli iscritti di una associazione culturale volta al benessere mentale/emotivo/fisico, non può in alcun modo essere generalizzato al resto della popolazione in quanto le persone contattate sono indubbiamente interessate a migliorare la propria vita e di conseguenza sono generalmente propense a farsi domande.
La ricerca ha altresì permesso di toccare con mano quanto un semplice questionario (fatto con l’intenzione) sia in grado di aiutare una percentuale sensibile di persone.

Susanna Berginc

Nota
Scarica questionario completo di risposte anonime:
questionario completo

Bibliografia
– Honegger Fresco, G. (1987) Essere genitori (pp. 40-42, 138) edizioni Red
– Gordon, T. (1994) Genitori Efficaci (pp. 93-94) edizioni La Meridiana Partenze

Ricerche:
– Reimann, M., Schilke, O., & Cook, K. S. (2017). Trust is heritable, whereas distrust is not. Proceedings of the National Academy of Sciences, 114(27), 7007-7012.
– Branden, N. (2011). How to raise your self-esteem: the proven action-oriented approach to greater self-respect and self-confidence. Bantam (pp.27)
– Nelson, K. (2019) Explaining the emergence of autobiographical memory in early childhood. In Theories of memory (pp. 355-385). Psychology Press.
– Reese, E., & Robertson, S. J. (2019). Origins of adolescents’ earliest memories. Memory, (pp. 27(1), 79-91)
– CNOP (2017). La scuola e gli psicologi: un libro Bianco

Pubblicato da Susanna

Naturopata, Consulente ed animatrice di Metamedicina, aromatologa, floriterapeuta, numerologa, scrittrice.

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