Intervista ad Yvan Herin sulla Metamedicina

Che cos’è la Metamedicina?
E’ una bella domanda..
Oggi la Metamedicina si chiama la scuola della felicità. Anni fa non sapevo cosa voleva significare la felicità. Ancora meno cosa volesse dire essere se stessi, per me erano come delle parole in giapponese. Allora mi sono detto : “Dio mio guidami verso quello che è veramente il mio cammino” ed è quello che ho fatto.

Come hai iniziato questo cammino?
In quel periodo della mia vita avevo uno studio come terapeuta ed aiutavo le persone a stare bene; però ogni volta che ritornavano da me non stavano più bene e neanch’io.
Un giorno in una libreria notai un libro che si intitolava “Guarire le ferite del passato”: se ci penso mi viene la pelle d’oca ancora oggi .

Quando sfogliai questo libro mi resi subito conto di cos’era per me era importante in quel momento… non sapevo perché ma sentivo dell’energia. Poi ho guardato la foto dell’autrice, ho visto che abitava in Canada e mi sono detto: “Faccio le valige e vado a trovare questa persona!”. Giorni dopo, sfogliando una rivista scoprii che Claudia Rainville avrebbe tenuto un seminario a 2 Km da casa mia e quindi senza sapere cosa mi aspettava mi iscrissi a questo evento.

E quando sentii Claudia che ci diceva che era possibile essere felici ed ho sentito che oltre a dirmelo me lo esprimeva con la sua presenza, mi sono detto “Allora è possibile essere felici!”.
Il mio percorso nella Metamedicina è iniziato in quel momento, grazie ad una persona che mi ha dato l’impulso di andare avanti: quasi da subito ho espresso il desiderio di dare anche ad altre persone questo impulso: di scegliere se stessi perché c’è un mezzo per essere felici, c’è questa possibilità. Ed è bellissimo vedere che si accende una lampadina negli occhi delle persone… tutto questo è molto bello e voglio continuare ad aiutare gli altri a prendere coscienza di se stesse.

Yvan

Secondo te che cos’è che ci impedisce di essere noi stessi?
Ho meditato tanto su questo e medito ancora adesso quando vedo persone che vivono nella depressione, nella malattia e non vedono la fine del tunnel. Vi direi con l’esperienza di 10 anni che ritroviamo sempre davanti gli stessi conflitti e cioè quelli che abbiamo creato quando da bambini abbiamo sofferto nel vedere i nostri genitori che soffrivano. Siete d’accordo su questo? Anche voi quando eravate piccoli avete visto i vostri genitori soffrire? E quando il figlio vede i propri genitori che soffrono, che cosa fa? E’ possibile che il bambino in qualche modo fermi la sua crescita, iniziando a prendersi delle responsabilità che non sono sue?

Può essere che il bambino cresca con la convinzione che non si possa essere felici? Spesso ritrovo delle persone che da bambini hanno preso le parti del genitore che soffre di più. Per quello che mi riguarda, a 6 anni facevo già “terapia” con mia mamma perché cercavo di capire perché soffriva e perché mio papà era così violento. Mi chiedevo “Perché non sono felici? Perché hanno voluto 6 figli?”

In quel momento ho smesso di vivere, di giocare e di essere un bambino, ed ho iniziato a prendermi la responsabilità della sofferenza di mia mamma. E può essere che vi ritroviate anche voi in questo? Fino a 40 anni mi sono preso carico di questa responsabilità entrando in conflitto con mio papà che ritenevo responsabile della infelicità della mamma e così facendo anch’io non ero felice ma senza rendermene conto.

E’ possibile che è quello che ogni bambino fa quando vede il genitore che soffre?
E’ probabile che nel momento in cui iniziamo a preoccuparci per loro, ci prendiamo questo peso, con il rischio di diventare i genitori dei nostri genitori. E’ quello che ho fatto io: sono diventato padre di mia madre e così facendo la mia vita non esisteva più. Ero diventato responsabile e genitore di mia mamma. Questo ha creato in me l’ equazione: “Per essere amato devo aiutare mia mamma e quindi devo sacrificarmi”.
E quindi per poter amare dovevo sacrificarmi; era quello che vedevo in mia mamma, perché lei si sacrificava ogni giorno per i suoi figli ed in qualche modo anche mio papà che lavorava in miniera tutti i giorni della settimana, anche la notte per guadagnare di più per mantenere i suoi 6 figli.
Non ho mai sentito dire mio padre “Sono felice” e non ho mai sentito la mamma dire altrettanto: lei diceva solo “L’unica cosa bella che abbiamo, sono i nostri figli”.

E che ripercussioni hanno avuto questi eventi nella tua vita?
Quando mi sono sposato la prima volta, è successa esattamente la stessa cosa: mi sono sposato a 19 anni, a 20 ero papà e mio figlio l’ho sempre visto come un regalo Ma siccome la mia equazione era amore = sacrificio, ho lavorato come mio padre, portavo casa i soldi in modo che mia moglie e mio figlio avessero tutto ciò di cui c’era bisogno e per me non tenevo nulla. Vedete.. una volta che registriamo questa equazione, il sistema limbico inibitore d’azione metterà in atto esattamente questo: per essere amato dovrò sacrificarmi. Con un equazione del genere non ero me.

Yvan

Che cosa comporta non essere più se stessi?
Ti porto un esempio personale: fin da piccolo ho visto mio padre che faceva soffrire mia madre e quindi una mia equazione (credenza) era che uomo = pericolo, perché l’uomo faceva soffrire la donna (era quello che io avevo vissuto).
Per me è stata una ragione di più per amare una donna attraverso il sacrifici; infatti durante il mio primo matrimonio non ho mai detto di no e per 17 anni ho sempre acconsentito a tutto quello che diceva mia moglie.
La prima volta che ho detto di “no”, mia moglie ha preso il telefono e ha chiamato mia madre chiedendole di venire subito per vedere suo figlio che aveva una depressione.
Invece non ero mai stato così bene nella mia vita perché finalmente avevo detto di no.
Ma per 17 anni in cui non ero me stesso che cosa avevo creato? Avevo creato un conflitto!
Quando ho voluto far vedere chi ero, per questa donna sono diventato un estraneo perché lei non aveva mai conosciuto quest’uomo.

Quali ripercussioni ha avuto questo episodio nella tua vita?
Adesso intorno a me ci sono tante persone che hanno voglia di diventare sè stesse. Il mio iniziale atteggiamento partiva da un sentimento buono: io volevo aiutare mia mamma ma non potevo prendermi la responsabilità del suo dolore e della sua felicità e allo stesso modo non mi apparteneva nemmeno quella di mio padre.
Posso aiutare gli altri ma non mi appartiene la responsabilità della loro felicità e molto spesso è quello che tutti noi facciamo: prendiamo la responsabilità della felicità dei nostri genitori o di chi amiamo.
Facendo così ci limitiamo e non siamo più disponibili per noi stessi; così ho fatto con mio figlio, per me l’essere più caro, che non ha mai avuto il modello di un padre che si dava il diritto di essere felice.
In questo modo non ho reso mio figlio felice perché gli ho dato quello che io non avevo avuto, che lui però non mi aveva chiesto.
Lui voleva avere un modello e cioè un papà che si desse il diritto di vivere e di essere felice. Me ne sono reso conto 15 anni fa… fino ad allora non sapevo nemmeno che esistesse la felicità.

Yvan

Com’è possibile sentirsi felici?
Senza rendercene conto, tutte le persone che diventano felici lo trasmettono ad altre persone.
Questo è il risveglio della coscienza, questa scelta di essere felice, e sento che può appartenere a tutti.
Ma fa parte della nostra responsabilità chiedersi : “Che cosa scelgo?”
In questo momento sul nostro pianeta ci sono tante persone che lavorano per questo risveglio della coscienza.
Ed un giorno succederà anche a chi non avrà lavorato per questo, di alzarsi e dire: “Oggi sono felice!”. La persona non capirà ma avrà avuto una trasformazione nella sua energia.
Una volta che iniziate a scegliervi, smuovete il mondo attorno a voi!

Questi sono i punti che vi aiuteranno ad andare oltre voi stessi:
1. capire e prendere coscienza che forse non mi do il diritto di essere felice;
2. vedere quali sono i miei sistemi di credenze, le mie equazioni che mi limitano;
3. amare le persone ma senza prendersi la loro responsabilità di essere felici (perché così le rendete inferiori e non le aiutate);
4. fate pace con i vostri genitori.
Vi auguro di ripartire con questo desiderio: di cambiare la vostra vita qualsiasi siano i vostri mezzi.

Intervista a cura di Paolo Segulin

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Chi è Yvan Herin: è il primo consulente ed animatore francese ed italiano, nonchè compagno di Claudia. E’ una persona veramente speciale, con molta umiltà e saggezza.
Rappresenta un po’ il padre di tutti noi di Metamedicina 🙂

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