Felicità

Tutti, chi più e chi meno, inseguiamo la felicità e solitamente la inseguiamo ricercando situazioni, persone o cose che ci permettono di viverla. Purtroppo queste situazioni persone o cose non creano felicità ma semplicemente segnalano bisogni generati da ferite o da false convinzioni ricevute nel corso della nostra vita.

Ad esempio: “sono felice quando ho qualcuno che mi ama” potrebbe nascondere una ferita di abbandono o di solitudine. Oppure: “se sono sana sono felice” potrebbe basarsi su una convinzione che, vista la storia di mamma o di papà, sia impossibile essere in piena salute. Oppure ancora: “se ho tanto denaro sono felice” potrebbe celare un vissuto di litigi familiari dovuto alla carenza di denaro.

Come potete ben vedere solitamente la nostra felicità dipende da qualcosa di esterno: se noi abbiamo queste cose o se le situazioni si avverano, oppure se abbiamo vicino la persona amata, siamo felici.

In realtà la vera felicità è uno stato dell’anima costante dove c’è anche posto per le emozioni che consideriamo negative e che in realtà sono necessarie per riscoprire noi stessi o per segnalare delle ferite che devono essere ancora risolte.

La felicità è in definitiva essere se stessi, e quindi ritornare bambini iniziando dalle piccole cose. Diventa quindi necessario mettersi al primo posto, perché se noi siamo felici saremo in grado di insegnare agli altri ad essere altrettanto, ma soprattutto potremo mostrare agli altri che la felicità esiste.

UN buon esercizio potrebbe essere scrivere su un foglio (o ragionare a mente) la domanda: “Guardando i miei genitori, cosa pensavano della felicità?”

Nel mio caso, ripensando alla mia infanzia e pensando ai miei genitori :

FELICITA’ = QUANDO SI VA IN VACANZA

Per questo motivo da quando ho formato la mia famiglia, ho cercato sempre di fare almeno una vacanza all’anno: perché ero convinta che la vera felicità risiedesse nella vacanza. Questa convinzione ovviamente è falsa perché la felicità risiede nella persona nell’interno non nelle cose o nelle situazioni o nelle persone che sono all’esterno di noi. Anche perché se per essere felice devo andare in vacanza, se non ci vado non ho speranza di essere felice. Capite la limitazione?

Una volta che abbiamo trovato la (o le) convinzione che portiamo dietro relativamente alla felicità, possiamo decidere di risolverle per poi lasciarle andare, facendoci aiutare dalla psicologia, dalla Metamedicina, dall’EFT o da altre metodiche. E’ un buon punto di partenza.

Un altro sistema per riappropriarci della felicità che spetta ad ognuno di noi è certamente quello di sviluppare la gratitudine perché c’è sempre qualcosa di cui essere grati: può essere un letto morbido, un gatto affettuoso, un tetto sopra la testa, due gambe che funzionano, del cibo nel piatto, un albero meraviglioso, una amico che ci ascolta, un vestito nuovo, un libro che ci aiuta eccetera eccetera. Sono tutti ottimi punti di forza positivi che ci danno un punto di partenza su cui ricostruire la nostra felicità.

In ultimo potrebbe aiutarci molto trovare quello che ci rende entusiasti nella vita: non quello che ci fa star bene ma quello che ci rende proprio entusiasti, e poi farlo.

Ricordatevi che la felicità scorre non rimane ferma e quindi per essere in sintonia con lei anche noi dobbiamo imparare a scorrere al ritmo della nostra vita.

Pubblicato da Susanna

Naturopata, Consulente ed animatrice di Metamedicina, aromatologa, floriterapeuta, numerologa, scrittrice.

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