Elaborazione di un lutto

Della morte si parla poco, troppo poco, in realtà nulla, perché è un argomento tabù, come il sesso e le malattie terminali. Quando la si vive in prima persona, il mondo ci crolla addosso lasciandoci disorientati e confusi, anche perché molto spesso non sappiamo a chi chiedere aiuto e quindi tutto ci sembra ancora più difficile.

Negli ultimi secoli la morte è stata snaturalizzata, le è stato tolto il valore sacro e la dignità che una volta erano suoi di diritto. I vecchi morivano a casa, attorno a chi amavano, e i bambini toccavano con mano il ciclo vita-morte, riuscendo talvolta anche a sdrammatizzare l’attimo. Meravigliosi bambini…
Oggi i vecchi vivono gli ultimi attimi lontani da casa, in freddi ed asettici ambienti. E stessa sorte tocca anche ai più giovani, se una malattia improvvisa o impietosa se li porta via.
Se poi la dipartita avviene a seguito di un incidente, tutto è orribilmente improvviso, terribilmente scioccante e incredibilmente lacerante.

Cosa fare quindi per lenire il dolore? Dove trovare aiuto per sopravvivere allo strazio?
Non ho la pretesa di sapere tutto, ma voglio darvi alcune idee, alcuni consigli, nella speranza che possano aiutarvi ad elaborare il lutto e a riprendere a vivere.

Trovo ottimo usare da subito il Rescue remedy o l’Emergency dei fiori australiani. Anche l’olio essenziale di Melissa o di Lavanda o ancora di Neroli (fiori di arancio) sono di grande sostegno, soprattutto se i fiori di Bach non sortiscono alcun effetto. La Lavanda è ottima anche per uso interno ma solo come quintessenza, nella misura di 3-5 gocce per 3 volte al giorno sulla lingua, bevendo subito dopo dell’acqua.
Un rimedio dell’anima può aiutare a sopportare meglio il dolore, ma la cosa più importante è certamente esprimere il dolore, perché trattenerlo significa congelarlo nel cuore e non è mai cosa saggia da farsi.

SUSANNA (la sottoscritta). Nel 2003 mio padre ha scelto di lasciare questo mondo: quasi immediatamente ho chiuso lacrime e dolore in fondo al cuore, anche se il dolore era più che doppio, visto che un mio parente (che sentivo come un secondo padre) proprio in quel momento ha scelto di allontanarsi. Non volevo sentire tutto questo, evidentemente mi sembrava troppo da affrontare tutto in una volta. Sono andata avanti 4 anni prima di rendermi conto che stavo male. Quattro anni. Ad un certo punto ho trovato il cofanetto dei fiori di Bach messo in uno sgabuzzino molti anni prima, e il mio processo di guarigione è iniziato. Poco dopo ho iniziato il percorso della Metamedicina, e il processo di elaborazione del lutto si è concluso ad un seminario di Liberazione della Memoria Emozionale, lasciandomi una pace e una tranquillità che mai avrei sognato di ritrovare.

Se mi sarei permessa di piangere, di disperarmi, di esprimere il dolore, il processo sarebbe stato molto più veloce e molto meno doloroso. Ma al giorno d’oggi è luogo comune credere che piangere sia segno di debolezza, quando in realtà è un segno di coraggio: qualunque persone, con un po’ di sforzo, è capace di trattenere le lacrime. Solo pochi si concedono la libertà di esprimere il dolore, di permettere al loro cuore di vivere le emozioni, magari davanti ad altre persone o in un luogo pubblico. Il cuore non è solo la sede dell’amore, ma anche del dolore che deriva dall’amore perduto o spezzato. Se questo dolore non viene liberato, rimane nel cuore e toglie spazio all’amore, rendendoci più aridi. Non era forse Gesù che diceva “Lasciate che i bambini vengano a me” ? E che cosa hanno di diverso i bambini da noi adulti? Sono spontanei, e così facendo liberano il cuore dai sentimenti dolorosi, cosa che gli permette di rimanere puri. Questo ovviamente non significa che bisogna disperarsi da mane a sera per il resto della propria vita, ma solo permettersi di esprimere il proprio dolore, fin quanto lo si sente necessario: solitamente il periodo di elaborazione del lutto ha bisogno di almeno 9 mesi per essere completato, arrivando talvolta anche a 2 anni, ma dipende ovviamente da situazione a situazione.

La Metamedicina e la Nuova Medicina Germanica del dott. Hamer, insegnano che le emozioni trattenute non scompaiono ma si depositano finché il corpo non inizia a segnalarle con malattie, malesseri o comunque sensazioni non gradevoli.
Forse, proprio per questo ci capita spesso di sentire che persone tranquille, accomodanti e prive di emozioni “negative”, sono improvvisamente mancate. E la frase che poi ne segue è immancabilmente “Sono sempre i migliori che se ne vanno per primi”. Dopo quanto detto sulla Metamedicina e sulla Nuova Medicina Germanica, comprenderete che non sono i migliori che se ne vanno per primi, ma le persone che non esprimono le proprie emozioni, le proprie paure e quanto c’è di più doloroso nel loro intimo. Quindi direi che è molto meglio essere sé stessi, essere “peggiori”, e morire dopo, con calma.

Ho fatto un patto sai, con le mie emozioni, le lascio vivere e loro non mi fanno fuori.
Vasco Rossi

Ritornando al dolore per la perdita della persona che amiamo, il discorso di complica ulteriormente se :
– Nel periodo precedente la sua morte, abbiamo desiderato che morisse
– Nei giorni precedenti la morte abbiamo avuto un litigio, un diverbio. Analogo discorso nel caso in cui con la persona in questione abbiamo chiuso i ponti da anni o più, a seguito di un litigio o di un malinteso.
– Abbiamo un senso di colpa per non aver fatto qualcosa che la persona ci aveva chiesto: magari voleva fumare una sigaretta, bere un po’ vino, chiamare o vedere qualcuno e noi, con la convinzione di far bene, o a seguito di ordini medici, glielo abbiamo negato (o non abbiamo fatto nulla per permettergli di farlo).
– Con questa persona (solitamente mamma o papà) non abbiamo mai avuto un contatto fisico affettuoso, come un abbraccio o una carezza.
– Con questa persona c’è stato un episodio della nostra vita (solitamente doloroso) che non è stato spiegato, di cui non si è discusso nulla, o un’ombra sul passato, un mistero, che crea profondo disagio.
– Crediamo di non aver fatto tutto il possibile per salvarla
– Non abbiamo mai detto a questa persona che le vogliamo bene, di quanto sia stata importante per noi, oppure è stata la persona che è mancata a non avercelo mai detto.

Alcuni mesi prima della morte di mio padre, conscia di non averlo mai sentito dire che mi voleva bene (anche se lo aveva ampiamente dimostrato, ma tutti noi abbiamo bisogno di sentirlo con le nostre orecchie), gli sono andata di fronte e gli ho detto “Ora mi dici che mi vuoi bene”. Al ché mi ha risposto (ridendo) che potevo andare a quel paese. Ho insistito e alla fine lui me lo ha detto (con molta commozione e un abbraccio stretto). A distanza di anni, è uno dei ricordi più belli che ho di mio padre.

Quindi, se sentite di avere qualcosa in sospeso con la persona che è venuta a mancare, potete provare a scioglierlo in uno dei seguenti modi:
– Il più semplice è quello di prendere carta e penna e scrivere una lettera alla persona in questione. Scegliete un momento in cui siete soli in casa e scrivetegli quello che avete nel cuore, che sia dolore o anche rabbia (di cui parleremo più avanti). Questo metodo può essere anche usato per chiedere scusa. Ovviamente eventuali lacrime sono liberatorie.
– Lo stesso metodo diventa molto più efficace se attuato con la Metamedicina o con le Costellazioni Familiari (non in gruppo, ma in seduta singola con il costellatore): in questo modo è possibile parlare con un interlocutore che guida verso la una risoluzione più efficace. Anche la terapia dell’abbraccio (TA) o il metodo The Journey possono essere di grande aiuto.
– Esistono certamente anche altre tecniche che possono aiutare, ma l’essenziale è che la persona sia libera di esprimere tutto il suo pianto, le sue emozioni, e che possa eventualmente chiedere scusa e sentirsi perdonata.
– Si possono prendere in considerazioni anche i rimedi dell’anima, quali fiori di Bach, gli oli essenziali o le quintessenze, ma meglio se in affiancamento con un altro metodo (come quelli sopra citati).

E’ molto importante sciogliere il sentimento di colpa, perché non si può vivere liberi e felici con questo macigno nel cuore. Non sono poche le volte in cui ho visto un senso di colpa (radicato da anni o da decenni) portare ad un’esistenza vissuta a metà, in quanto la persona pensava di non meritare nulla (o quasi) dalla vita perché “Se ho desiderato che la zia morisse (ed è successo), come posso avere diritto io di vivere?” oppure “Mamma voleva tanto un bicchiere di vino, ed io fino all’ultimo gliel’ho negato… come posso vivere felice se non sono stata in grado di renderle felice gli ultimi attimi?”. E purtroppo ci si dimentica che nel nostro atto c’erano tutte le più amorevoli intenzioni di aiutare quella persona… oppure che il desiderio di non vederla più era solo un’espressione di una nostra sofferenza nel rapporto con lei, un guizzo di rabbia, nulla più. Tra desiderare (in un impeto di rabbia) che una persona muoia e prendere un coltello ed ucciderla, c’è una differenza abissale.

Un posto importante inoltre, spetta alla rabbia.
Molto spesso, direi quasi sempre, sotto al dolore c’è la rabbia: per essere stati lasciati, per essere stati abbandonati o traditi. E’ molto importante elaborare prima il dolore, permettendogli di uscire, per poi prendere coscienza della rabbia e trasformarla con il perdono, in realtà non è l’adulto ad essere arrabbiato, ma il bambino interiore, la nostra parte più pura e più ferita. Proprio per questo la rabbia andrebbe riconosciuta, accettata e poi trasformata con uno dei metodi sopra descritti. Altrimenti la rabbia non espressa, può trasformarsi con il tempo in depressione, rancore, odio, e quant’altro.

I sogni si dimostrano di enorme conforto in questo periodo: spesso infatti si sogna la persona che è mancata che ci parla, che ci da un ultimo abbraccio o ci dice che ci vuole bene. I sogni, per molti, sono considerati alla stregua di fantasie e nulla più. Personalmente non sono di questa opinione. Credo che i sogni siano anche un’occasione meravigliosa per entrare in contatto con le persone che amiamo e che non sono più di questo mondo. Ma come essere certi che non sia solo un banale sogno, uno come tanti? A parte il fatto che non esistono sogni “banali”, se nel sogno voi sapete che la persona non è più viva, allora l’incontro è avvenuto realmente, in altri piani e livelli. Se invece nel sogno non sapete che la persona non è più viva, è un sogno di un altro tipo, non un incontro.

Infine, un ultimo punto, ma assolutamente non per importanza: la preghiera.
Spesso in questo mondo caotico, frettoloso, materiale e frivolo, ci si dimentica dell’enorme potere consolatorio della preghiera, di come possa aprire un canale fra noi e il Divino e di come il suo Amore possa giungere a noi per aiutarci in un momento difficile come questo. Aprite il vostro cuore, lasciate fluire i vostri sentimenti e confidatevi con Dio, con i vostri Maestri, con i vostri Angeli o con chi credete. Le vostre preghiere non rimarranno inascoltate. “Chiedete e vi sarà dato”.

RIMEDI DELL’ANIMA
Dopo aver scritto tutto questo, desidero darvi alcuni aiuti per fronteggiare questo momento della vostra vita, augurandovi di tutto cuore che possa portar una nuova comprensione nella vostra esistenza assieme a pace e serenità.
Trovate di seguito alcuni rimedi dell’anima, ma tenete conto che:
B = fiore di Bach, C = fiori californiani, OE = olio essenziale, Q = quintessenza.

DOLORE: Agrimony (B; tormento interiore nascosto ma sempre assieme a Star of Bethlehem dei fiori di Bach), Honeysucke (B; nostalgia e rimpianto), Bleending Heart (C; per la perdita di chi sia ama), Golden Ear Drops (C; per liberare le lacrime trattenute), Sage Brush (C; dolore di perdita), Yerba Santa (C; tristezza interiore causata da trauma)
SENSO DI COLPA: Pine (B), Pino (OE, Q), Wild Rose (B; rassegnazione)
SHOCK: Rescue remedy (sinergia Bach), Emergency (Sinergia Australiana), Star of Bethlehem (B), Cipresso (OE, Q; per ricompattarsi dopo uno shock, per ricentrarsi), Melissa (OE; per l’angoscia), Lavanda (OE, Q; per l’angoscia, il panico e le emozioni forti)
DISPERAZIONE: Rescue remedy (B), Gorse (B; disperazione), Sweet Chestnut (B; angoscia, toccare il fondo, sofferenza acuta ed intollerabile), Borage (C; pesantezza di cuore per chi ha subito troppa sofferenza), Love-Lies-Bleeding (C; profondo dolore e angoscia, ci si sente isolati e soli)
RABBIA: Rescue Remedy (B), Holly (B; rabbia espressa, odio), Willow (B; rabbia repressa, rancore), Lavanda (OQ, Q; rabbia, agitazione, ansia).

POSOLOGIA DI MASSIMA:
Oli essenziali: mettete una goccia nel palmo delle mani, strofinate ed annusate a lungo. Nel caso di oli essenziali cari, vedi il seguente articolo.
Quintessenze: 2-5 gocce sulla lingua o in un po’ di zucchero: deglutire con l’aiuto di un po’ di acqua.
Fiori di Bach e Californiani: 4 gocce per 4 volte al giorno sotto la lingua a digiuno
Fiori Australiani: 7 gocce al mattino e 7 alla sera.

Chiedete sempre consiglio al vostro medico di fiducia.

Pubblicato da Susanna

Naturopata, Consulente ed animatrice di Metamedicina, aromatologa, floriterapeuta, numerologa, scrittrice.

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