Biologico: perchè?

L’abisso fra l’agricoltura biologica e quella industriale è veramente grande.

L’agricoltura industriale usa dosi massicce di composti chimici dannosi, lavora con l’allevamento intensivo e non ha rispetto per l’ecosistema. Quindi per prima cosa balza agli occhi di come tale metodo di lavorazione comporti un costo elevato ambientale e sanitario, a causa della contaminazione delle acque potabili e degli alimenti di cui ci cibiamo.
I costi per la potabilizzazione delle acque che escono dai rubinetti sono da capogiro, anche se tale processo non produce come risultato un liquido adatto all’uomo; infatti il Ph, per quante manipolazioni vengano effettuate, non raggiungerà mai i valori compresi fra 6.3 e i 6.9 come sarebbe auspicabile, e buona parte dei pesticidi e dei composti chimici usati nei campi rimane comunque in soluzione. Per non parlare di cloro e fluoro chimico, i peggiori nemici di sistema immunitario e tiroide.
Tale gestione dell’agricoltura ha inoltre portato avanti un grosso problema, quale la crescente desertificazione del nostro Paese. Nel sud oramai è un dato di fatto, e non provoca nemmeno più stupore le notizie di una crescente arsura dei terreni in concomitanza con la “scarsa collaborazione piovana”; tutto questo porta ad una maggiore povertà di chi vive, o meglio sopravvive, con il suo terreno.
Vediamo un po’ di cifre.

Le tonnellate di pesticidi chimci vendute in Italia sono circa 100.000 annue (diserbanti, insetticidi, anticrittogramici ed altri prodotti di sintesi) e la maggior parte di questi pesticidi, viene stata usata per l’Italia settentrionale.
Per ogni chilo di principio attivo utilizzato, solo 10 grammi vengono assimilati dagli insetti, mentre gli altri 990 grammi si disperdono nell’ambiente per deriva, volatilizzazione o percolazione.
Non tutti ricordano forse l’episodio dell’atrazina che nel 1986 era presente in un quarto dei pozzi dell’acquedotto di Milano, la cui acqua fu poi considerata potabile (!) con un decreto che innalzò di 10 volte la soglia massima consentita per legge, già allora piuttosto alta.

Oggi una mela subisce anche 40 trattamenti con oltre 100 tipi di pesticidi diversi con il risultato che spesso i prodotti in vendita hanno residui chimici che superano i limiti consentiti per legge. Anche se sorge spontaneo chiedersi, quali, come e da chi sono stati definiti tali limiti..
Oltretutto più di due terzi dei fertilizzanti chimici filtrano nei terreni finendo nelle falde acquifere, nei laghi, nei corsi d’acqua, e dulcis in fundo, nei nostri acquedotti.

Per di più, negli ultimi 50 anni, non solo si è modificato profondamente il territorio, spianando rilievi, interrando fossati, sradicando alberi per permettere il passaggio di macchine agricole sempre più grandi, ma si è anche ridotta drammaticamente la superficie di aree naturali.
Le notizie sempre più frequenti di allagamenti, paesi inondati, smottamenti, frane, fiumi che fuoriescono dagli argini, sono solo il risultato di un ecosistema danneggiato, privo di elementi che bloccano l’afflusso di acqua come radici degli alberi, rilievi, montagnole, colline, dossi e sterpaglia varia. Questi territori caratterizzati dalla presenza di flora spontanea sono una rilevante caratteristica del paesaggio e uno dei più importanti habitat per le comunità animali e vegetali.

Intere specie di insetti e di animali si sono ormai estinte, anche se nessuno lo rende noto: chi vede più le lucciole, tanto per fare un esempio? Ed anche se sembrano insetti insignificanti, concorrono anch’esse all’equilibrio del nostro mondo..
(Un breve appunto che esula dall’argomento: nessuno di voi ha mai pensato di mettere in relazione gli esperimenti atomici sotterranei con il crescente numero di terremoti che sconvolgono i tanti paesi del mondo?)

Quindi mangiare biologico, a prescindere dalla scelta salutare, è un po’ come stipulare un’assicurazione sulla vita del proprio pianeta, e quindi un po’ anche sulla nostra stessa sopravvivenza.

Pubblicato da Susanna

Naturopata, Consulente ed animatrice di Metamedicina, aromatologa, floriterapeuta, numerologa, scrittrice.

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